Oltre allo scandalo del software truccato per far apparire, durante i test, le emissioni dei Gas di scarico dei propri diesel entro i restrittivi limiti di legge, e alla multa conseguente da parte delle autorità U.S.A., Volkswagen si troverà ora ad affrontare altri problemi di notevole portata economica.

Infatti, sul mercato U.S.A., per le versioni più recenti dei cinque modelli coinvolti nello scandalo dalla U.S. Environmental Protection Agency, VW richiedeva un prezzo maggiorato di una cifra fra il 7 e il 27% per il modello “clean-diesel”, ovvero diesel pulito.

Nessuna delle altre aziende che vendono auto diesel negli Stati Uniti richiedeva un markup di tale portata: un modello BMW 328 diesel, per esempio, costa circa il 4% in più dello stesso modello con motore con altro tipo di combustibile.

Sicuramente questa cosa sarà stata presa in considerazione dai consumatori che nei mesi scorsi hanno acquistato “diesel puliti” del marchio tedesco, e non dovremo attendere molto perchè vengano presentate class action da parte di avvocati di consumatori furibondi.

Ovviamente tutto ciò avrà notevoli ripercussioni anche al di fuori dei tribunali: per quanto i diesel siano motori che, notoriamente, consumano meno, il vantaggio si ha solo percorrendo moltissimi km per anno, altrimenti non si riesce a controbilanciare il prezzo iniziale maggiorato.

Per la maggior parte dei consumatori, almeno negli U.S.A.,  l‘acquisto diesel è stato evidentemente sollecitato dall’idea di fare una scelta ecologiamente più corretta. Dal momento che quest’idea si è infranta sulle manomissioni di Volkswagen, è probabile che gli automobilisti mettano in dubbio, fino a prova contraria, la valenza ecologica delle auto diesel degli altri marchi e che il mercato ne risenta in modo abbastanza rilevante.