L’energia che nasce dai rifiuti grazie all’azione dei batteri.

Risultati positivi del progetto Luce Bioelettrica a Nosedo

Biofilm in formazione

Biofilm in formazione

Il progetto Luce Bioelettrica, nato dalla cooperazione fra Regione Lombardia e MIUR, cofinanziato dall’Unione Europea e al quale lavorano ricercatori di RSE e dell’Università degli Studi di Milano, è un progetto volto a sfruttare la decomposizione, generata da batteri, delle biomasse per produrre energia.

Nel depuratore di Nosedo, che depura le acque reflue della parte Est di Milano, i ricercatori, coordinati dalla dottoressa Pierangela Cristiani, hanno posato celle biocombustibili nelle quali i batteri che normalmente provvedono alla degradazione dei rifiuti organici contenuti nelle acque per depurarle producono energia.

Nosedo

Nosedo La dottoressa Cristiani spiega la sperimentazione di celle a combustibile microbiche nel depuratore di Nosedo

La dottoressa Cristiani ha raccontato che ''La scoperta che tramite i batteri e la loro attività di depurazione si potesse creare energia elettrica è stata fatta nei primi anni del Novecento, ma a quei tempi la necessità era quella di creare enormi quantità di energia per dare luce alle città, ai trasporti e alle industrie. Per questo motivo la ricerca e lo sviluppo hanno seguito strade diverse, quelle del termoelettrico e del nucleare, per esempio, settori nei quali l’energia prodotta da ogni immpianto è enorme”.  La responsabile scientifica del progetto ha proseguito: “Nell’ambito dei progetti per le energie rinnovabili diventati importanti negli ultimi anni, abbiamo sviluppato delle celle a combustibile microbiche, nelle quali il cavo elettrico collega direttamente catodo e anodo, saltando il ciclo termico, e dove i batteri hanno un ruolo fondamentale: quello di degradare le sostanze organiche in sostanze più semplici. Sfruttando questa loro attività si ottiene energia chimica che viene poi trasformata in energia elettrica in modo diretto”. Le applicazioni di questa tecnologia a biofilm microbico potrebbe essere utilizzata anche per produrre, ad esempio, idrogeno, sfruttando l’energia prodotta dalle celle come catalizzatore per le necessarie reazioni chimiche. L’esperimento condotto a Nosedo costituisce un unicum, non esistono impianti simili al mondo, è un prototipo unico e assai avanzato.

Celle a combustibile microbiche

Celle a combustibile microbiche

Il metodo, attualmente puramente sperimentale, potrebbe essere industrializzato a breve, e per dimostrarlo è stato scelto di collaborare con i progettisti della scheda elettronica SmartEverything, sviluppata in collaborazione con Arrow Electronics Italia.

Tale scheda ha una serie di sensori integrati che potrebbero essere utilizzati per fare rilievi di determinate caratteristiche delle acque o dell’attività batterica, ma in questo caso è stata utilizzata semplicemente per poter dimostrare che l’elettricità prodotta dalle celle biocombustibili è sufficiente ad alimentare la scheda stessa e a permetterle di trasmettere in maniera continuativa (uno ogni pochi secondi) segnali a distanza tramite l’antenna SigFox a un server centrale, il quale poi provvede a inviarne uno via email al destinatario finale di tale segnale. La scheda è a basso consumo energetico ed è in grado di raccogliere il segnale e l’elettricità anche di una sola cella. L’Azienda Amel, che ha collaborato al progetto, ha anche sviluppato delle sonde particolari che possono a loro volta essere alimentate dall’energia generata dalle celle. Il futuro della bioelettricità è dunque evidente, almeno utilizzando apparati di nuovissima concezione e a basso consumo energetico.

La dottoressa Cristiani, durante la visita all’impianto a Nosedo, ci ha raccontato come funzionano queste celle bioelettriche e che se tutte le vasche del depuratore contenessero delle celle, l’impianto di Nosedo raggiungerebbe l’autosufficienza, ovvero non avrebbe bisogno di attingere alla rete elettrica esterna per poter funzionare in tutti i suoi aspetti, bensì creerebbe, tramite l’attività dei batteri deputati alla depurazione delle acque reflue, tutta l’elettricità necessaria al funzionamento dei suoi macchinari di attivazione e controllo.

SmartEverything alimentata dalle celle a Nosedo

SmartEverything alimentata dalle celle a Nosedo

Indubbiamente non la quantità di energia generata da una centrale termoelettrica o di altro genere, ma in ogni caso una quantità discreta, rinnovabile di continuo, senza ulteriori impatti ambientali.

 

Per chi volesse approfondire, Domenica 18 Ottobre, dalle 14,30 alle 18,30, a EXPO 2015 sarà possibile assistere a una conferenza sulla Luce Bioelettrica.