Gli investimenti nelle startup italiane a Gennaio 2016 pari a 7,2 miliardi di Euro

L’analisi dei dati talvolta sembra una cosa noiosa o per esperti, ma guardarli e analizzarli aiuta a capire l’andamento delle cose, in particolare in economia.

Aiuta a capirne l’andamento, non a spiegarlo, ed è una bella differenza. Le spiegazioni sono molteplici, alle volte chiare, alle volte oscure, alle volte frutto di manovre che non si vedono e che non si riescono nemmeno a intuire, perciò questa parte va oltre l’intento di questo articolo.

Invece già comprendere come stanno andando le cose in alcuni settori, in particolare quello delle start up che tanto si sente nominare e che spesso porta a chiedersi che fine faranno tutte queste innovazioni, tutti questi progetti, può essere già un passo notevole.

In effetti è sempre interessante capire dove va, come evolve qualcosa che è appena nato, e, soprattutto, quando si parla di imprese in cui sono stati effettuati investimenti, talvolta anche notevoli, da parte di imprenditori in erba, di imprenditori dell’investimento ma anche da parte del pubblico, se si tratta di imprese nate grazie al crowdfunding. E, come in ogni campagna di raccolta fondi che si rispetti, si attende un resoconto sull’utilizzo dei fondi e sui loro frutti.

Vi sono degli operatori, i Venture Capitalist, che operano proprio allo scopo di finanziare nuove “avventure” imprenditoriali. Fra quelli che operano sul terreno italiano, se si prendono in considerazione i più importanti, il confronto con gennaio 2015 è schiacciante: zero investimenti lo scorso anno, 4 operazioni nello stesso periodo di quest’anno in Italia per start up italiane e una in una start up italiana ma con sede a Londra. Il totale investito nelle cinque operazioni è di ben 22 milioni e trecentomila euro. Dei quali 7,3 milioni arrivati in Italia, il restante investito nella start up di soci italiani avente sede a Londra. Ovviamente, i dati si riferiscono solo alle operazioni concluse e pienamente dichiarate.

La curiosità ora è di sapere quali aziende e quali prodotti innovativi abbiano ottenuto le attenzioni dei venture capitalist: la prima è Smartika, che ha ottenuto be 4,5 milioni di euro dei 7,3 circa investiti. Smartika è una piattaforma di social lending, ovvero di prestiti fra singoli, fra privati, una cosiddetta azienda di fintech, volta a diffondere e promuovere anche in Italia la cultura del Social Lending, verso l’abbandono delle tradizionali forme di intermediazione e nell’ottica di una maggiore efficienza e convenienza per tutte le parti in gioco. Ha aumentato il proprio capitale sociale grazie alle attenzioni di una società di Venture Capital londinese, Hamilton Ventures.

Un milione e mezzo di euro è stato investito da Invitalia Ventures nell’innovativa D-Eye, che si occupa di health tech e ha inventato un dispositivo, compatibile con i principali smartphone presenti sul mercato, per l’analisi della retina tramite fotocamera e sistemi di illuminazione dello smartphone stesso.

Horus Technology, una startup di robotica volta in particolare all’health tech e alla realtà aumentata al servizio di ipovedenti e non vedenti, ha ottenuto un investimento di 900 mila dollari dell’americana 5Lion Holdings.


1 commenti

Gianbi :
La cosa da comprendere è come mai i capitalisti nostrani si siano ormai trasformati in cassettisti di fondi esteri e non sentano la voglia di cimentarsi in una innovativa formula di "Social Lending", magari associandosi per suddividere i rischi. | martedì 23 febbraio 2016 12:00 Rispondi