Al via l’albo per l’esercizio delle attività artigianali in Canton Ticino, valido anche per le imprese italiane

Con un ritardo di un mese sui tempi inizialmente previsti, parte dal 1 febbraio prossimo per le aziende del settore artigiano in Canton Ticino, Svizzera, l’obbligo di iscriversi all’apposito albo, istituito con l’approvazione della LIA, Legge sulle Imprese Artigiane del 24/03/2015 .

Il provvedimento prevede che le aziende operanti in territorio ticinese facciano richiesta, prima di iniziare a lavorare, ma anche se sono già operative in territorio svizzero, di iscrizione all’albo apposito. Nel caso in cui stessero già lavorando, la domanda permetterà loro di continuare a lavorare per tre mesi in attesa dell’eventuale ottenimento dell’iscrizione. Nel caso in cui la domanda di iscrizione venga accolta, l’impresa potrà iniziare o continuare a operare, in caso di decisione negativa, l’impresa non potrà iniziare le sue attività o dovrà cessarle.

Le linee guida per richiedere il riconoscimento delle qualifiche professionali e personali per ottenere l’iscrizione all’albo, con tutti i dettagli relativi alla procedura, si trovano all’indirizzo dell’albo stesso.

L’iscrizione, ufficialmente voluta per tutelare gli artigiani che operano sul territorio ticinese, volta alla tutela delle aziende artigiane, dei loro clienti e alla prevenzione degli abusi nell’esercizio della concorrenza tramite un maggiore controllo da parte del Canton Ticino, è stata recepita come una legge contro i cosiddetti “padroncini” italiani.

Fra i requisiti richiesti per iscriversi all’albo sono previsti diplomi e titoli di studio con riconoscimento unilaterale dei diplomi e certificati esteri da parte della Segreteria di Stato Svizzera – SEFRI; attestati e referenze concernenti l’attività pratica; certificato di solvibilità personale.

Il controllo da parte del Cantone viene esercitato in modo preventivo, verificando requisiti personali e professionali, e prevede forti sanzioni in caso di abusi, fino a 50 mila franchi svizzeri.

Il provvedimento tocca circa 4.500 imprese artigiane e 10.000 dipendenti di società operanti nelle zone di confine, la maggior parte provenienti dalle provincie di Como, Varese, Lecco, e la Confartigianato Lombardia ha chiesto, a fronte di quello che è sembrato un attacco contro la concorrenza italiana, la verifica del rispetto dell’accordo sulla circolazione delle professioni, sottoscritto dalla Confederazione Elvetica con l’Unione Europea. Inoltre ha chiesto a Regione Lombardia un intervento a tutela delle imprese e dei lavoratori frontalieri lombardi.

1 commenti

Gianbi :
Evviva la LIA, evviva gli accordi sottoscritti dalla Svizzera per la libera circolazione delle professioni, come al solito, la libertà si ferma di fronte agli interessi particolari ... | venerdì 29 gennaio 2016 12:00 Rispondi